Sdentato e Hiccup in una scena del film Dragon Trainer

Una lezione di grande umanità, divertente ed emozionante che tocca nel profondo.

Ironia e comicità, ma anche tanta emozione per l’adattamento animato del romanzo di Cressida Cowell, How To Train Your Dragon. Ambientato nell’immaginaria quanto fantastica isola di Berk, landa fredda e inospitale, con protagonisti un drago e un giovane vichingo, Dragon Trainer dimostra, senza indugi, di possedere le migliori caratteristiche del fantasy classico, quello delle grandi avventure, quello delle imprese eroiche.

C’è un popolo d’indomiti guerrieri, i vichinghi, che vede la propria terra minacciata, c’è un piccolo ragazzino che si trasforma in un grande eroe, ci sono alti valori in gioco, ma soprattutto ci sono i draghi: creature favolistiche e mitologiche per eccellenza, che nel corso dei secoli hanno terrorizzato e al tempo stesso conquistato i cuori dei popoli, facendo sognare grandi e piccini. Tutto questo fa da impianto architettonico a una dimensione narrativa avvincente, che racconta con grande ironia e comicità la storia di un’amicizia speciale, quella tra il giovane vichingo Hiccup e Sdentato, un cucciolo di Furia Buia, la specie di drago più temibile e potente.

Per quanto il contenuto fiabesco della vicenda possa apparire ispirato ai più tradizionali canoni della favola studiata da Propp, l’intreccio che DeBolis e Sanders hanno messo in atto è invece ricco d’invenzioni e di sottotrame che, non solo contribuiscono a dare un ritmo altissimo a tutta la vicenda, ma servono a dare spessore alle molte tematiche trattate. La storia di Hiccup e Sdentato porta in primo piano il valore dell’amicizia, mostrando come, in nome di questo sentimento fraterno, possano essere compiute azioni che hanno dell’incredibile, imprese eroiche appunto.

L’amicizia segreta con il drago costringerà il piccolo vichingo a rivedere le convinzioni su cui è costruito il proprio mondo e quello del suo popolo di guerrieri, dove l’iniziazione di ogni giovane adulto comporta l’uccisione di un drago. Hiccup però imparerà presto che per i vichinghi combattere i draghi è divenuto più uno stile di vita che una vera necessità, e capirà che a volte basta solo soffermarsi e provare a capirsi anziché dare per scontato di dover combattere. È questa in realtà la prima iniziazione a cui il giovane Hic andrà incontro, per superarne poi tante altre lungo tutto lo svolgimento del film, fino alla fine, dove acquisirà la più importante.

Dragon Trainer è uno spettacolare viaggio in quel mondo fantastico che ognuno di noi ha sognato almeno una volta, ma è anche un film educativo che metaforicamente vuole far riflettere sulla diversità altrui e sul fatto che bisogna sempre essere se stessi e porsi in modo critico di fronte alla realtà, perché le cose non sono mai come sembrano. Quella che per i suoi padri è una guerra millenaria, per Hic si trasforma in una fantastica esperienza di vita e per noi diventa un’avventura volante di rara bellezza, realizzata in uno sfavillante 3D senza precedenti nel cinema d’animazione, che viene impiegato, non come semplice vezzo estetico o spettacolare, ma come elemento fondamentale della narrazione.

Cento minuti si bevono in un soffio, tra momenti di grande ilarità e azione frenetica. Il tutto supportato da una superba animazione che, a differenza di altre produzioni recenti, è sempre molto fluida e capace di rendere in modo estremamente realistico anche piccoli dettagli. Questo nonostante un character design cartoonistico, che gioca a rielaborare il look che il mondo fantasy ha attribuito alle popolazioni nordiche: fisici possenti, lunghe barbe, elmi cornuti e asce a due lame. Una soluzione che colpisce nel segno.

Degne di nota anche le scelte registiche, molto accurate e spettacolari che restituiscono, complice il 3D, sequenze di volo mozzafiato degne dei migliori film d’azione. Dragon Trainer crea la propria dimensione, e lo fa al meglio perché è sempre attento a non dare spazio a facili gag o battute scontate, ma al contrario, si poggia su personaggi nuovi, mai banali e molto ben caratterizzati, portatori di grande comicità e di un’ironia pungente e sagace. Hiccup ne è l’esempio su tutti: piccolo e minuto non è certo un possente guerriero come lo vorrebbe suo padre, ma è sveglio e intelligente e soprattutto dotato di un’autoironia sferzante.

Un discorso a parte meriterebbe la rappresentazione dei draghi, realizzati con la precisione puntuale di un role-playing-game e connotati da un comportamento feroce e irruento da un lato, dall’altro, resi invece attraverso l’atteggiamento tipico del gatto domestico che crea così un contrasto esilarante. A beneficiare maggiormente di questa caratterizzazione è sicuramente Sdentato, adorabile come l’alieno bluastro Stitch e affascinante come il gatto nero di una strega. Non bisogna quindi lasciarsi “intimidire” dal fatto che venga letto e proposto da molti, ahimè, come un film per bambini, perché di messaggi profondi e toccanti ce ne sono, alcuni più in evidenza, altri più nascosti. E sono tanti.

Quella che Dragon Trainer vuole trasmettere è una lezione importante: viviamo in una società in cui anziché essere noi stessi spesso tendiamo ad essere quello che gli altri si aspettano che siamo, in cui il gioco-forza vince sempre sull’intelligenza e sul dialogo, in cui i pregiudizi verso chi ci sta di fronte ed è “diverso” ci impediscono di guardare più in là del nostro naso. I sentimenti e i valori forti come l’amicizia vanno oltre ogni barriera, il rapporto con i genitori è sempre complicato ma a volte basta solo soffermarsi un attimo, pensare ai propri desideri e parlarsi senza timori.

Dragon Trainer è tutt’altro che un film didascalico e buonista studiato per bambini e adulti annoiati. È una storia vera, commovente per la sua autenticità, un’avventura imperdibile che garantisce tante emozioni, umorismo, azione e divertimento, ma che al tempo stesso fa riflettere, con un finale coraggioso e a sorpresa che tocca nel profondo. Una lezione di grande umanità.

★★★★★ Capolavoro