Raffinata e sporca gangster comedy che trasforma la messa in scena in arte della narrazione.
Impudente storia della malavita londinese, brillante e divertente, in perfetto stile Guy Ritchie. Il regista inglese torna dietro la macchina da presa all’interno del genere che l’ha reso famoso, il caper crime (o gangster comedy), dimostrando, come sempre, di sapersi muovere con maestria ed eleganza tra gli stilemi del canone. The Gentlemen è un film in cui la classe incontra il grossolano, raccontando vicende di criminali imperfetti che, nel tentativo di fare le scarpe al pesce più grosso, innescano una serie rocambolesca di eventi e colpi di scena.
E non sorprende, con una sceneggiatura firmata dallo stesso Ritchie, che la messa in scena si trasformi in arte della meta-narrazione. Senza mai prendersi troppo sul serio, questa versione più elegante di Snatch e Lock, Stock and two smoking barrels costruisce un meccanismo autoreferenziale che le consente di essere politicamente scorretta, stereotipizzando i personaggi in modo provocatorio e parodistico, scherzando sul 35 mm e sulle produzioni Miramax.
La scrittura filmica è raffinata e sottile, a cominciare dai titoli d’apertura. L’espediente narrativo con cui la vicenda è raccontata contribuisce a rendere l’intreccio avvincente anche se, in alcuni momenti, fatica ad integrare le sotto trame, sporcando l’incedere della narrazione. Ciò nonostante il piacere della visione è garantito da un cast che, apparentemente mal assortito, fa scintille.
Grant è superlativo nel dare vita al suo squallido investigatore privato e aspirante sceneggiatore, Farrell porta in scena un fantastico piccolo mobster alle prese con il suo mucchio selvaggio di “Toddlers” e sentire il malavitoso McConaughey che ordina una pinta e un uovo in salamoia, con il suo accento texano, fa sbellicare. Chiudono la miscela esplosiva Dockery e Hunnam, l’una elegante sboccata imprenditrice di un garage tutto al femminile, l’altro braccio destro di McConaughey, favoloso con quegli occhiali da gufo, che tra i suoi modi composti e qualche man rovescio, ricorda lo zio Archy di Mark Strong in RocknRolla.
The Gentlemen è una ritorno alla forma che ha tutta l’impressione di essere un distillato della filmografia di Ritchie; come uno scotch di Islay, robusto e torbato, con un retrogusto di salsedine un po’ troppo forte.