La guerra è finita, ma ora più che mai abbiamo bisogno di Jedi.
Comicità demenziale e grottesca per The men who stare at goats (L’uomo che fissa le capre), commedia nera e dissacrante, esordio alla regia di Grant Heslov, già sceneggiatore di Good night, and Good luck (Clooney, 2005). Basato sul libro “inchiesta” del giornalista inglese Jon Ronson, il film si propone come critica nei confronti di una delle istituzioni fondamentali degli Stati Uniti: l’esercito americano.
Heslov ha potuto contare su un cast d’eccezione, composto da Jeff Bridges, George Clooney, Ewan McGregor e Kevin Spacey, che con l’intensità canzonatoria della loro recitazione sdrammatizzano la serietà del tema trattato, rendendo la pellicola incredibilmente piacevole da vedere.
Bob Wilton (McGregor) è un giornalista impacciato e tradito dalla moglie. Decide allora di partire per l’Iraq come inviato di guerra. Nel tentativo disperato e maldestro di attirare l’attenzione della fedifraga consorte, Wilton incontra lo stralunato Lyn Cassady (Clooney), soldato dai presunti poteri mentali appartenente all’Esercito di Nuova Terra, un’unità sperimentale dell’esercito americano fondata da Bill Django (Bridges), che si addestra a “combattere” le guerre con il potere della mente, proprio come i cavalieri Jedi. Tra rapimenti e situazioni irreali, Bob Wilton scriverà infine il suo articolo e riuscirà laddove nessuno mai era riuscito, divenendo così messaggio di una nuova speranza.
Il sapore del cinema americano impegnato è ribadito, ma rimane sullo sfondo, facendo da contraltare all’acuto cinismo di una comicità illogica, molto vicina al teatro dell’assurdo. Heslov realizza, attraverso una farsa sfrenata, un quadro critico della politica americana. Il susseguirsi di situazioni incredibilmente assurde, interrotte dai ripetuti flashback dei protagonisti e incorniciate da sagaci dialoghi, conferisce un che di insensato alla narrazione, magistralmente sostenuta dai “fantastici quattro”, tutti perfettamente in parte.
George Clooney, dopo l’impagabile caratterizzazione caricaturale di Harry Pfaffer, il paranoico sceriffo federale di Burn after reading (Coen, 2008), dimostra, ancora una volta, la propria capacità espressiva nel calarsi in un ruolo altrettanto bizzarro e strampalato. Invasato assertore del combattimento psichico, il suo Lyn Cassady si autodefinisce uno Jedi. Ad affiancarlo un Ewan McGregor volutamente sottotono, bravo a rimarcare la mediocrità del suo personaggio. Lui, che sullo schermo è stato proprio un cavaliere Jedi, impersonando il sapiente e capace Obi-Wan Kenobi, dimostra invece tutta l’incapacità e l’insicurezza del giornalista Bob Wilton di fronte al suggestivo fanatismo di Cassady-Clooney, creando comicità allo stato puro.
Jeff Bridges torna, dopo undici anni e con la medesima comicità, nella parte del fricchettone new age dopo la magnifica interpretazione del personaggio di Drugo in The big Lebowski (Coen, 1998), questa volta indossando la tuta mimetica e inneggiando all’uso della Forza. Gustosa, anche se più marginale, l’interpretazione di Kevin Spacey nel ruolo del “cattivo”, che porta all’estremo, ridicolizzandolo, il prototipo dell’arrivismo militare arrogante ed ignorante.
In questa esilarante avventura del nonsense, Heslov si dimostra attento alla realtà – lo confermano i personaggi torturati, nelle ormai tragicamente celebri tute arancioni di Guantanamo, e i servizi di intelligence e di protezione appaltati a società private – causando però una caduta nel serioso e un calo di ritmo che mal si accordano con il tono dominante della narrazione.
The men who stare at goats diverte sapientemente grazie ad una comicità irresistibile e stralunata, ma al contempo avvince come una spy-story. È un film che produce il piacere assoluto della visione, grazie a parodie new age, dialoghi in perfetto stile Coen, citazioni e continui rimandi al mondo di Star Wars, sottolineando come la guerra e la continua ricerca dell’arma perfetta portino a realtà assurde, ridicole e insensate. La guerra è finita, questo sembra essere il messaggio di Heslov, ma ora più che mai abbiamo bisogno di jedi.