Uno sguardo agghiacciante sull’oscura palude della meschinità umana.
Un uomo qualunque che si erge come unico baluardo contro l’oscurità delle acque nere dietro cui si nasconde un malvagio e potente colosso. A dispetto della premessa, Dark waters, non è una storia di eroi dai poteri formidabili che combattono fantasmagoriche creature dell’abisso, ma racconta la vicenda di una persona ordinaria che ha avuto il coraggio di compiere un’impresa straordinaria.
La pellicola, diretta da Todd Hynes, porta sullo schermo l’adattamento di un articolo publicato dal New York Times che ha come protagonista Rob Bilott (Mark Ruffalo), avvocato dell’Ohio con una carriera mediamente prospera che ha iniziato, nel lontano 1998, la sua battaglia contro la DuPont, uno dei più grandi colossi dell’industria chimica. Contattato da un allevatore del West Virginia, disperato e sull’orlo del tracollo, in seguito alla morte repentina di tutto il suo bestiame, il personaggio di Ruffalo, inizialmente riluttante, si sentirà moralmente obbligato ad investigare fino al punto da mettere in gioco tutto quello che ha: famiglia, salute, reputazione.
La narrazione procede lentamente, dando l’idea del passare inesorabile del tempo, perché questo è un film vero, diretto, in cui si tocca con mano la tragedia di coloro i quali hanno visto nascere i propri figli deformi o sono morti anzitempo di cancro a causa delle sostanze chimiche disciolte nell’acqua. Il dramma si espande a macchia d’olio attraverso una sceneggiatura dettagliata che, tra cumuli di documenti e astute strategie in aula di tribunale, mostra il vero potere istituzionale di queste multinazionali, capaci di muoversi nelle acque grigie dove i controlli non esistono.
Haynes trova il modo di conferire un crudo realismo alla sua pellicola, che funziona meravigliosamente bene, da un lato garantendo spazio ad alcuni reali protagonisti della vicenda, dall’altro portando sullo schermo un Mark Ruffalo capace di impersonare il vero uomo qualunque: ingobbito, con una smorfia permanente sul labbro inferiore e un tremore alla mano indotto dallo stress.
Dark waters è un thriller investigativo duro e puro, in cui non ci sono fronzoli stilistici, dove il fascino sta tutto nei dettagli procedurali e nelle agghiaccianti rivelazioni che emergono, come barili di rifiuti tossici, dalla fetida e oscura palude della meschinità umana.