Halston. Ewan McGregor e altri componenti del cast in una scena del film

Una vita di eccessi e stravaganze che, lontana dai riflettori della ribalta, diventa una storia di accettazione e di affermazione dell’identità personale.

Ewan McGregor è protagonista della miniserie Halston, biopic in cinque episodi incentrato sull’ascesa e la caduta del famoso stilista americano Roy Halston Frowick che, tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70, ha contribuito a ridefinire i canoni della moda statunitense e non solo. Tanto grande è stata la sua influenza che lo stesso Tom Ford, durante il suo progetto di rilancio dei marchi Gucci e Yves Saint Laurent a fine anni ‘90, ha tratto ispirazione proprio dallo stile Halston.

La serie, basata sulla biografia Simply Halston: The untold story, scritta dal giornalista Steven Gaines, si concentra sulla vita dell’artista da quando, designer di cappelli, trova la notorietà grazie a Jaqueline Kennedy che indossa uno dei suoi pillbox, fino a poco prima della morte, ripercorrendone la carriera, l’amicizia con Liza Minelli e la vita privata dentro e fuori lo Studio 54. Tutto ruota attorno a McGregor/Halston, alla sua creatività e genialità, ma anche alle sue stravaganze e ai suoi eccessi.

La narrazione, nonostante il ritmo un po’ monotono, è sostenuta da una sceneggiatura ben scritta e articolata, capace di mettere in risalto le due facce dello stilista. Da un lato, emerge il puro genio creativo, eccentrico, volubile e vanitoso, accentratore ed incredibilmente perfezionista, dall’atro, invece, si delinea una personalità, quella intima e nascosta dietro la maschera di egocentrismo, sensibile e fragile che palesa un eterno bisogno di essere apprezzata, amata, accudita. L’estetica sofisticata ed estremamente accurata conferisce a tutta la vicenda quel fascino che solo gli indimenticabili anni settanta sono stati in grado di creare.

McGgregor è superlativo nel portare in scena queste due facce della stessa medaglia, i suoi manierismi accuratissimi, la modulazione della voce e il sorriso smagliante, tutto contribuisce a fare della sua una grande performance che riesce a bucare lo schermo. Nonostante gli scatti d’ira e le reazioni colleriche nei confronti dei collaboratori, infatti, non si può non apprezzare Halston, ammirare il suo genio, la sua unicità, il suo essere sprezzante ma veritiero e autentico.

Una storia fatta all’apparenza di tanta superficialità e sregolatezza, di sprechi e vanità, nella sua spettacolarizzazione seriale, che tuttavia colpisce perché, ad uno sguardo più attento, non è affatto diversa dalle storie di tante altre persone che lottano per affermare la propria identità, in un mondo ostile, capace solo di giudicare e criticare ma non di comprendere e accettare. La serie si conclude velocemente, verrebbe da dire forse troppo, non di certo per mancata copertura degli eventi, quanto perché si avrebbe voglia di continuare ad ammirare le Halstonette sfilare all’infinito indossando quei magnifici capolavori.

Al termine della visione, nonostante l’assenza del climax finale a lasciare impressa la sua immagine nella memoria emotiva, si avverte un senso di vuoto generato dalla consapevolezza che il mondo abbia perso, anzitempo, un grande artista, un genio incompreso, non accettato per il suo pensare fuori dagli schemi, il suo essere diverso, il suo essere semplicemente umano, semplicemente Halston.

★★★☆☆ Consigliato